Mi sono trovato spesso a riflettere sul tema di questo articolo. Io stesso, infatti, ho praticato la corsa, così come altri sport, a livello agonistico. Inoltre, molte delle persone che si avvicinano al metodo Correre Naturale e scelgono poi di seguire il percorso proposto che li riporterà a godere appieno della corsa, lo fanno per raggiungere un obiettivo legato ad una gara che, alla fine, li porterà ad infilare al collo la tanto agognata medaglia. E tutto questo va bene, ci mancherebbe.
Le gare sono splendide occasioni per metterci alla prova, per ritrovarci con vecchi amici e incontrarne di nuovi o, ancora, per permetterci di stabilire un obiettivo reale - che ha un luogo, una data e una distanza - su cui programmare i nuovi allenamenti e che fungerà poi da “cartina al tornasole” dei risultati che abbiamo raggiunto.
Troppe persone, però, ambiscono a finire una gara - che si tratti di una dieci chilometri, una mezza maratona, una maratona, una cento chilometri, eccetera - con l’unico obiettivo di portarla a termine. A volte in un tempo prestabilito, cercando un personal best, a volte semplicemente per riuscire a chiudere la distanza, tagliando quel traguardo. La cosa che accomuna tutte queste persone è che vogliono arrivare in fondo…ad ogni costo.
Ecco, è proprio questo quello su cui voglio riflettere e farvi riflettere: concludere una gara non può essere l’unico obiettivo a cui ambire. Il vero traguardo è, piuttosto, il modo in cui questa gara viene gestita e conclusa.
▸ Il “costi quel che costi”…può costare molto caro!
Qual è il senso di iscriversi a una maratona per finirla, magari farsi un bel tatuaggio celebrativo o condividere sui social l’ambito risultato, se poi si è costretti a smettere di correre per mesi perché infortunati, cotti alla brace, indisposti verso la corsa, demotivati a continuare a correre, stanchi e spossati per i sacrifici fatti nei mesi precedenti?
Gli allenamenti allo sfinimento, a ritmi che non ci si può permettere, per cercare di ottenere in pochi mesi quello che non si è fatto in anni, con l’unico scopo di tagliare quel traguardo e dire “io l’ho fatto”, sono esattamente ciò da cui metto in guardia ogni runner.
La gara non è in alcun modo un punto di arrivo, ma una tappa del percorso. Il suo valore sta nel fornirci un obiettivo tangibile, nel permetterci di toccare con mano dove siamo arrivati. Ma, finita la gara, si ricomincia a correre, questo è fondamentale!
Perché la medaglia, quella vera, non andrebbe data a chi taglia il traguardo, ma andrebbe piuttosto consegnata soltanto a chi il giorno dopo può permettersi nuovamente di correre, senza sforzo, con piacere, godendosela davvero, per almeno un’ora. Questo è per me il vero valore di una medaglia, questo vuol dire essere un finisher e aver capito cosa vuol dire davvero correre.
Non credo a quei runner che arrivano ansimando, zoppicando, quasi strisciando, al traguardo. A quelli che si allontanano senza riuscire nemmeno più a camminare. A quelli che il giorno dopo sembrano degli zombie, fanno fatica a fare le scale e non possono riprendere a correre. O a quelli che, dopo una gara particolarmente dura, si sentono “arrivati” e smettono con gli allenamenti. Esperienze come queste denotano una scarsa capacità di ascoltarsi e di gestire le proprie energie, abilità che reputo fondamentale, invece, per ogni runner che si voglia definire tale.
Sia chiaro che da questo discorso lascio fuori chi gareggia a livello professionistico. Se, infatti, il sostentamento di un runner e della sua famiglia dipendono dal premio della gara, di certo concordo sul dover dare il massimo, fino all’ultima goccia di sudore. Tuttavia, so per certo che per la maggior parte dei corridori non è questo il caso e, curiosamente, gli atleti professionisti sembrano meno stanchi della maggior parte degli amatori al termine di una gara.
▸ Il parametro su cui tarare il successo di una gara
Per quanto possa essere dura, dunque, una gara non dovrebbe mai metterci in condizione di non riuscire a correre il giorno seguente. Siamo esseri umani, la corsa è la nostra forma di locomozione, perché mai dovremmo metterci in condizione di non poterla usare anche solo per un giorno?
D’ora in poi, fate sì che questo sia il parametro con cui affronterete le prossime gare (e anche gli allenamenti più intensi): il giorno seguente dovrete essere in grado di poter eseguire almeno una corsa rigenerante di 60 minuti,
(...e se ancora non sapete cosa sia la corsa rigenerante cliccate qui).
Questo forse vi farà rallentare un po’, ma è proprio lì che vi voglio portare, a vivere la corsa, e quindi anche la gara, non come quella fatica epica da cui uscire a pezzi, ma come quell’esperienza eccezionale da vivere assaporando con piacere ogni passo.
Ci sono runner che al termine della gara non sanno nemmeno descriverti il percorso appena fatto: non siate tra questi! Siate quei runner che hanno goduto della bellezza del percorso, che ne ricordano le visioni più belle, i suoni e i profumi, perché per voi quella sarà stata la vera gara! E anche la medaglia così assumerà tutto un altro valore. Anzi, saprete che la medaglia più importante sarà quella che vi andrete a guadagnare il giorno seguente, quando, mentre gli altri saranno doloranti per lo sforzo sostenuto, voi correrete ancora. Quella sarà la vera dimostrazione che il giorno prima non si è trattato di fortuna, ma possedevate realmente quel tempo e quella distanza, nelle vostre stesse gambe.
▸ Conclusione
Approfittate dunque di questa nuova stagione di gare per rivedere il modo in cui le affrontate, imparate a mettere il piacere della corsa davanti alla prestazione, riordinate le vostre priorità e scoprirete allora quanto possa essere davvero bello gareggiare.
Godetevi ogni passo, guardate i paesaggi, ascoltate i suoni, dal canto degli uccelli al respiro degli altri concorrenti, sperimentate le diverse sensazioni che il vostro corpo vi trasmette durante la corsa e non soffocatele, rallentate se dovete, realizzate che il piacere di correre va oltre oltre ogni obiettivo di tempo (il vero PB è, infatti, quello che potete gestire con dimestichezza) e, quando vi consegneranno la vostra medaglia, gioite due volte, consapevoli che il giorno dopo ne guadagnerete un’altra.
Non mi resta ora, in questo modo, che augurarvi buone gare!
Comments
quante verità in questo articolo! Quanto ego c’è ancora da lasciarsi alle spalle! Dimentichiamo il “no pain, no gain” e godiamoci la corsa per quello che è realmente.
Buonasera ,mi piace molto il vostro sito , spero presto di partecipare ad un vostro corso.Per quanto riguarda la corsa…io corro da poco e per me,ex danzatrice professionista oggi insegnante ,è una nuova scoperta e soprattutto il mio correre è per il piacere di farlo ,perché quando corro mi sento bene immersa nei miei bellissimi boschi,forte e libera quindi non sono il migliore caso per dare un un giudizio riguardo all’articolo.In ogni caso lo trovo molto interessante,gli imput che date sempre molto intelligenti e stimolanti .Continuerò a seguirvi sui vostri canali grazie
Sono la moglie di Giovanni e vorrei far parte del metodo Correre naturale
Ciao Daniele. Condivido in pieno quello che hai scritto, ho percorso la distanza di una maratona più di una volta senza avere un pettorale. Quando sento amici e conoscenti con cui a volte esco a correre parlare di tabelle fatte di ripetute e km percorsi già decisi. Dico sempre che avendo già tutti un lavoro la corsa dev’essere vissuta come un toccasana e non come un secondo lavoro. Purtroppo non ho ancora avuto modo di partecipare ad un vostro seminario, in compenso ho letto molto sulla corsa fino ad adottare il metodo pose con allenamenti descritti nel libro di Romanov. Organizzate degli eventi anche nella zona di Torino? Grazie buone corse
Bellissimo articolo ne farò prezioso uso e ricambio AUGURI pasquali
Grazie Daniele! mi sento doppiamente fortunata perché anche il mio allenatore mi dice queste cose, ed io mi sto preparando ad una mezza, la mia prima mezza, proprio per assaporare ogni passo del percorso che poi di schianto si aprirà sul mare! Certo sto trovando un pò di difficoltà a trovare il giusto equilibrio negli allenamenti ma per fortuna, anche grazie ai tuoi consigli, finora mi è sempre rimasta la capacità, anche dopo gli allenamenti più intensi, di fare la mia super corsa rigenerante!! Grazie, buone corse anche a te!
Bellissimo articolo e complimenti per le parole. la gara è un momento importante, non è solo una prestazione , è un momento unico in cui il corpo e la mente si fondono insieme raggiungendo un obiettivo. Condivido in pieno quanto hai detto.
Ciao Daniele, ho letto l’articolo e lo trovo molto interessante anche se non condivido tutto quello che dici. Non sono d’accordo, ad esempio, sulla fatto di non premiare quelle che il giorno dopo non riescono a correre per 60 minuti senza provare fatica……. spesso ogni atleta o amatore (anche io l’ho fatto) si pone un obiettivo importante, fa dei sacrifici durante la preparazione e come mantra si ripete “Costi quel che costi”. ecco io a quelli che arrivano “strisciando” al traguardo ne darei 2 di medaglie una perché come tutti hanno finito la maratona e una perché sono andati oltre il loro limite….. certo forse non cammineranno correttamente per qualche giorno e riusciranno a malapena a fare le scale, ma la consapevolezza di essere riusciti in una piccola impresa li spronerà ad andare avanti nel provarci ancora ….. insomma ci sono tante reazioni ed ognuno ha la sua ….sicuramente chi arriva cotto al traguardo rischia di allontanarsi dalla corsa, ma è altrettanto vero che anche i belli freschi si allontanano ….magari per noia…. non si può generalizzare. Ognuno è diverso, ogni persona, atleta , amatore o “tapascione” (come lo sono io) merita quella medaglia, per l’impegno, la dedizione la forza d’animo ……. in fondo come diceva Haruki Murakami nel suo “L’arte di Correre” …… il Dolore è inevitabile, la sofferenza è un optional!” (cit.)
ovviamente il mio mantra in gara è: “….Medaglia, Medaglia, Medaglia……voglio quella meritatissima e sudatissima Medaglia.”
un abbraccio.
GF