La corsa non è solo uno sport, possiamo piuttosto dire che lo è diventata. Correre è infatti prima di tutto una nostra forma di locomozione e ha assunto nella storia dell’uomo diversi significati e “usi”, a seconda dell’epoca, della zona geografica o della popolazione.
Ci sono stati allora (e ci sono tutt’ora) alcuni popoli che vivono la corsa in modo completamente diverso da come siamo abituati a farlo nella nostra società, vivono e praticano infatti la corsa come qualcosa di sacro, legandola profondamente alle loro tradizioni religiose.
Correre per comunicare con il divino
Vi sono diversi esempi di questo nella storia della corsa, tra questi forse il più significativo e attuale è quello dei popoli nativi dell’America del Nord e del Messico. In quelle zone correre non si è sviluppato infatti solo come un formidabile mezzo di spostamento, reso necessario per secoli dall’assenza di mezzi di trasporto alternativi (ricordiamo che il cavallo è arrivato in America importato dagli europei). No: la corsa per quelle popolazioni era anche un vero e proprio strumento per comunicare con entità divine, omaggiarle, pregarle, richiedere favori e, in alcuni casi, ottenere poteri particolari.
Tutto ciò non solo ha dato vita a popolazioni di runner straordinari, capaci di compiere imprese incredibili, ma anche a tradizioni che invitano fin da piccoli a vivere la corsa con uno spirito diverso, a rispettarla e praticarla quotidianamente, perché correre diventa così una parte importante della vita e della formazione dell’individuo, sia a livello fisico che mentale e spirituale. I nativi americani invitavano così i loro giovani a correre ogni mattina verso est, per omaggiare il sole che sorge, un rituale importantissimo per entrare in connessione con la divinità, guadagnare i suoi favori, e al contempo mettere alla prova se stessi tramite la corsa, diventando non solo dei corridori migliori, ma anche dei migliori esseri umani.
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Un insegnamento prezioso anche oggi
È questo, infine, il più grande obiettivo che un runner dovrebbe avere: migliorare se stesso tramite la corsa, usare questa pratica per avanzare nel suo cammino, diventare migliore per sé e per gli altri, per il mondo intero. Se adottiamo quindi questo punto di vista non dobbiamo più stupirci se alcune tradizioni, alcuni “giochi”, come il Rarajipari praticato dai Tarahumara del Messico, hanno come funzione proprio quella di permettere al mondo di continuare a girare e, in sostanza, vivere.
Perché quando la corsa diventa il mezzo per comunicare con gli dei e gli dei sono coloro che decidono il destino del mondo, per salvarlo non ci rimane che correre.
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Comments
Io non amo molto correre, preferisco decisamente camminare. Però dopo avere letto questo articolo mi è venuta voglia di approfondire il tema. Grazie mille