La disciplina dell’EGO

È sempre un po’ difficile avventurarsi in questi temi quando si parla di corsa, in parte perché poco esplorati o del tutto sottovalutati, ma anche perché poco accettati da runner e coach.
Della serie che quando fai notare che c’è un problema con l’ego la prima risposta è
“Chi? Io? Nooooooo!”

E invece sì, proprio tu.

Il punto è che questa reazione è normale, per la verità è parte del problema e non c’è nulla di male nell’averla.

Qui però voglio parlare di come superarla e di come, ovviamente, tutto questo potrà andare a beneficio della tua corsa e mostrarti come fino ad ora l’ha solo intralciata.

Ego e Disciplina

L’idea dell’ego, dell’io, come un qualcosa da conoscere e da controllare non è qualcosa di nuovo per la civiltà umana. Fin dai tempi più antichi filosofi e saggi di diverse popolazioni ci hanno esortato a non lasciarci controllare e guidare dall’ego, ma invece ad apprendere come usarlo a nostro favore.

Il motto “γνῶϑι σεαυτόν” (trad. “conosci te stesso”) che capeggiava sul tempio dell’oracolo di Delfi nell’antica Grecia era un classico esempio di come la conoscenza di noi stessi era una qualità da perseguire ed era tenuta in alto rispetto nel mondo antico, come dovrebbe esserlo ancora oggi.

Conosci te stesso

Se ancora però non hai capito cosa questo abbia a che fare con la corsa te lo spiego subito.

Non sono solo le qualità fisiche a rendere grande un corridore, ma anche e soprattutto le qualità mentali, tra le quali la disciplina dell’ego è certamente tra le più importanti.

“Solo i disciplinati nella vita sono liberi. Se sei indisciplinato, sei schiavo delle tue passioni.”

Questa frase l’ha pronunciata Eliud Kipchoge, l’attuale detentore del record nella maratona, primo essere umano a correre la distanza regina sotto le 2 ore e un palmares di vittorie e medaglie che non elenco perché altrimenti l’articolo diventerebbe troppo lungo.

Non un corridore qualunque quindi, ma qualcuno dalle doti fisiche eccezionali, che riconosce apertamente la necessità di allenare la mente oltre che il corpo, che ammette pubblicamente quanto l’essere disciplinati possa fare la differenza nel successo nello sport come nella vita.

C’è un aneddoto che ho letto su Eliud e che mi piacerebbe riportare qui:

Un giornalista europeo si era recato in Kenya per ricerche sul modo di allenarsi degli atleti del posto. Un giorno ebbe l’opportunità di allenarsi con loro ma il suo livello era decisamente inferiore a quello degli atleti keniani che lo circondavano. Per paura di restare indietro e perdersi in un paese che non conosceva chiede se a qualcuno andasse di stare al suo passo, sebbene sarebbe significato per i keniani andare decisamente più piano di quanto facevano di solito. Uno solo si fece avanti e accettò di accompagnare lo straniero: era Eliud Kipchoge.

Come riporta lo stesso giornalista, non solo Eliud ha dimostrato in quell’occasione le sue straordinarie doti di carattere, umiltà e gentilezza, ma ha anche chiaramente lasciato intendere come sapesse bene che un singolo allenamento portato ad un ritmo più lento del solito non avrebbe influito sui suoi anni di preparazione e costanza, anzi lo ha probabilmente sfruttato come un recupero attivo.

Eliud conosceva se stesso, per questo ha potuto fare quella scelta, lasciando a casa l’ego. Capisci?
Respirazione

Oggi vedo troppo persone cercare di essere Eliud Kipchoge nel corpo ma non nella mente.

Ciò che andrebbe compreso è invece che le due cose non possono essere in alcun modo distinte. I risultati straordinari che Kipchoge riesce ad ottenere sono frutto anche della sua incredibile disciplina mentale, di anni di allenamenti quotidiani fatti nel modo giusto, seguendo le indicazioni del suo coach, rallentando quando c’era da rallentare, spingendo quando c’era da spingere, recuperando quando c’era da recuperare (e questo ce lo conferma il suo stesso coach Patrick Lang quando parla del modo in cui si sono conosciuti e dei primi allenamenti di Eliud).

Porto Eliud come esempio perché probabilmente è il maratoneta più famoso e osannato del momento, ma moltissimi grandi atleti del passato e del presente hanno contribuito a sottolineare l’importanza della disciplina mentale nell’allenamento della corsa.

Lasciare a casa l’Ego

Essere disciplinati altro non vuol dire che aver imparato a conoscersi e a controllare il proprio ego, per riprendere il discorso fatto all’inizio di questo articolo.

Nella corsa questo vuol dire, soprattutto all’inizio, imparare a lasciare il proprio ego a casa. È uno dei primi esercizi richiesti agli allievi del metodo Correre Naturale, ma è uno di quelli che porterà maggiori risultati sul lungo periodo.

Purtroppo per molti è più facile a dirsi che a farsi. Siamo circondati da esempi e stereotipi che ci portano ad illuderci che l’unica cosa che conta nella corsa sia andare forte, spaccarsi e correre veloce. Peggio ancora, pensiamo che ciò sia anche tutto quello che ci sia da fare in allenamento per migliorare davvero.

Questa visione traviata della pratica della corsa porta il nostro ego a impadronirci di noi e rende ogni allenamento sostanzialmente una gara dove pensiamo di dover dare tutto e andare sempre più veloce del giorno prima, tanto che se ciò non accade magari ci sentiamo peggiorati, demoralizzati e addirittura non ci facciamo nemmeno il selfie con i tempi e i km da pubblicare nel nostro gruppo di corsa su facebook.

Lasciare a casa l’ego allora diventa un esercizio utile e necessario proprio per liberarsi da queste ansie e pregiudizi di cui molti runner sono schiavi.

Ecco 3 semplici passaggi con cui puoi iniziare da subito a lavorarci anche tu:

#1. Realizza che correre non è sempre una gara di velocità

Non fare della velocità nella corsa lo scopo per cui corri, a meno che tu non sia un professionista e da questo dipenda il pane che porti in tavola per te e la tua famiglia. Prova a correre per diventare una persona migliore. Un allenamento è stato un successo non quando hai abbassato i tempi, ma quando ti senti meglio di quando sei partito, quando ha migliorato la tua forma fisica, il tuo benessere e la tua salute, quando ti ha reso un essere umano migliore.

Lo sapevano bene i nativi americani che nell’esercizio fisico della corsa ricercavano la crescita personale e spirituale, oltre che fisica, dell’individuo. Quando un cinematografo indiano qualche anno fa si è recato alla riserva Navajo per studiare le loro tradizioni nella corsa, un mattino è stato invitato a correre da Martin, un insegnante e famoso runner della riserva.

Bene, mentre il regista aspettava che il suo orologio gps prendesse il segnale, Martin stava già correndo, senza orologi o attrezzi elettronici. Più tardi gli fu appunto spiegato che per lui non si trattava di andare più veloce o più lontano, ma di

diventare una persona migliore tramite la corsa.
Shaun Martin

#2. Impara ad ascoltarti e riconoscere quando è l’ego a guidarti

Questo viene più facile se hai un bravo coach a seguirti, come facciamo noi nella Coaching & Training Experience di Correre Naturale, ma fondamentalmente nel runner moderno si è un po’ persa l’abitudine ad ascoltarsi. Forse perché ci si affida troppo a ciò che dicono gli strumenti tecnologici che indossiamo, forse perché come detto prima si trasforma ogni allenamento in una gara, ma di base poche persone oggi hanno abbastanza sensibilità da tarare il proprio allenamento sulla base di come si sentono davvero, e la conseguenza è lasciarsi guidare troppo dall’ego che spesso le porta fuori strada.

Non sono il primo a parlare in modo così approfondito dei danni dell’ego nella corsa. Il leggendario coach australiano Percy Cerutty aveva a sua volta dedicato diversi paragrafi nei suoi libri dove metteva in guardia dal problema di lasciarsi trascinare dall’ego in allenamento.

Nei prossimi allenamenti prova a lasciarlo a casa, esattamente come se fosse un qualcosa di fisico che decidi di non portare con te durante la corsa. Poi mentre corri, dall’inizio alla fine, ascoltati. Ascolta il respiro, il battito del cuore, le sensazioni che provi, fai un check di muscoli e tendini, impara a capire quanto puoi davvero permetterti di dare in una data sessione.

Percy Cerutty

#3. Fai un bagno di umiltà e rallenta

Il problema che molti corridori hanno all’inizio è che non riescono bene a identificare le trappole del proprio ego e nulla aiuta a riconoscerle come un bel bagno di umiltà, che nella corsa vuol dire spesso rallentare.

Questo esercizio è particolarmente utile per tutti quei corridori che sono costantemente infortunati, che non riescono a raggiungere i risultati sperati nella corsa, sono in sovrallenamento o hanno raggiunto un plateau.
Per tutti questi casi spendere un buon periodo di tempo (che può andare dalle 4 alle 12 settimane o più) rallentando i propri ritmi anche di 1 o 2 minuti al km può essere di enorme giovamento non solo per la disciplina dell’ego ma anche per la performance e la forma fisica.

Rallentare infatti gli permetterà di sperimentare la corsa e le sensazioni che questa dona come forse non avevano mai fatto, addirittura scopriranno nuove e differenti sensazioni che magari nemmeno pensavano potessero far parte della corsa. Inoltre, da un punto di vista più puramente fisico, questo esercizio gli permetterà di attivare un processo di recupero e guarigione dei tessuti e delle strutture danneggiate, un processo di recupero attivo terminato il quale si troveranno più forti e sani e, in alcuni casi, persino più veloci.

La metodologia che consiglio sempre per questo scopo è la corsa rigenerante. Se si è alla prima esperienza la cosa migliore è intraprendere la sfida dei 30 giorni di corsa rigenerante, che ha già portato incredibili risultati a migliaia di corridori, e che puoi trovare cliccando qui.

Per approfondire clicca qui e leggi l'articolo: LA CORSA RIGENERANTE: LA SFIDA DEI 30 GIORNI

I vantaggi di disciplinare il proprio ego

Cambiare paradigma sulla corsa, ascoltarsi e lasciare a casa l’ego, rallentare…ma davvero queste cose potranno giovare alle tue performance di corridore? Assolutamente si!

Ci sono migliaia di corridori, allievi del metodo Correre Naturale, che possono dimostrarlo e lo fanno ogni giorno, ma soprattutto ti garantisco che sarai tu il primo a realizzare quanti danni ti ha fatto fare il tuo ego quando imparerai a controllarlo. Questi esercizi sono i primi passi della disciplina dell’ego, la stessa che ha portato Kipchoge ad essere il migliore maratoneta di tutti i tempi. Anche se per la verità a te questo non dovrebbe nemmeno importare, perché non devi correre per diventare lui, ma per diventare la migliore versione di te stesso.

Grazie alla disciplina dell’ego scoprirai una nuova dimensione della corsa, saprai affrontare gli allenamenti e anche le gare in modo bilanciato, sarai padrone delle tue corse e delle tue performance, e non le subirai invece come magari è successo fino ad oggi. Non conoscerai fallimento perché ogni corsa sarà un successo. Crescerai come persona e come corridore, migliorando nella vita e nello sport. Troppo bello per essere, vero? Eppure l’hanno fatto e lo stanno facendo in molti.

Come sempre la parte più difficile è iniziare, quindi fallo subito, allacciati le scarpe ed esci a correre, ma questa volta lascia a casa l’ego.

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