Si tratta infatti di uno stato in cui non si va semplicemente a ricercare la propria migliore performance, quanto piuttosto si va alla ricerca di veri e propri record, specializzandosi nella corsa sportiva, a sacrificio quindi anche di aspetti come la salute e la sostenibilità.
È chiaramente una fase riservata ai professionisti della disciplina e a persone con delle caratteristiche tali da poter aspirare appunto a dei primati mondiali.
Qui la ricerca della vittoria è ciò che muove tutta la propria quotidianità e il proprio orientamento alla corsa.

Cosa vuol dire Correre per vincere
La fase CPV non è qualcosa a cui bisogna necessariamente aspirare per sentirsi completi come runner, anzi, è un qualcosa di cui un runner non ha necessariamente bisogno.
Qui siamo nel regno delle prestazioni sportive, dell’atletica se vogliamo, e non della corsa come pratica naturale e fonte di salute e benessere.
Già con le fasi CPA o CPP si possono raggiungere risultati straordinari, sia a livello di prestazioni che di successo personale.
Anzi considero la fase CPP come l’apice per chi vuole ottenere anche il massimo dalla sua vita sportiva, mentre la CPA la fase più adatta a chi vuole godersi la corsa ed utilizzarla per migliorare la propria vita oltre che la propria forma fisica.
Chi, nonostante questo, volesse accedere alla fase Correre per vincere, deve prima di tutto averne le caratteristiche: questa fase, come dicevamo, non è per tutti e raggiungerla non dipende solo dall’allenamento a cui ci siamo sottoposti negli ultimi anni, ma da moltissimi altri aspetti della nostra vita fino ad oggi, tra cui uno dei più importanti è l’habitat in cui siamo cresciuti.

Per fare un esempio pratico nel campo della corsa professionistica, la fase CPV è quella in cui si trovano runner come Eliud Kipchoge e i membri del suo team NN Running, oltre ad altri professionisti di pari valore.
È evidente che stiamo parlando di corridori che riescono a dare prestazioni assolutamente al di fuori della norma e che stanno riscrivendo, con i loro record, la storia della corsa sportiva.
Però, parliamo anche di corridori che non sono arrivati a quei livelli solo grazie agli allenamenti che hanno sostenuto negli ultimi anni, ma all’habitat in cui sono cresciuti, al luogo, alla cultura e in definitiva al modo in cui hanno dovuto, volenti o nolenti, vivere, crescere e svilupparsi.
Leggendo le storie di molti campioni della corsa, infatti, possiamo facilmente notare che c’è una costante tra tutti loro: il tempo sulle gambe che essi hanno passato fin dall’infanzia.
Spesso, per fare un esempio, come nel caso dei runner keniani o etiopi, erano costretti a percorrere a piedi il tragitto che separava la loro casa dalla scuola, anche più volte al giorno, tutti i giorni e in molti sceglievano di farlo di corsa.
Questo, ovviamente, assieme a molti altri fattori che hanno reso il loro stile di vita più “naturale”, o comunque propenso a sviluppare un corpo adatto alla corsa, rispetto a quello che potrebbe vivere un qualunque bambino dei paesi più industrializzati.
Capite bene che percorrere dieci e più chilometri al giorno, magari addirittura a piedi nudi, per anni, fornisce la base per una struttura fisica e un motore aerobico che sono in grado poi in età adulta di sostenere allenamenti, tabelle e velocità che il runner medio può solo sognare.

Ed è proprio questo il segreto dei CPV, dei migliori atleti della storia della corsa sportiva: l’essere cresciuti in un ambiente o habitat che, volontariamente o meno, abbia premiato la corsa, il movimento e la resilienza fisica oltre che mentale.
Nessuno che non abbia fatto questo tipo di vita può aspirare agli stessi risultati, semplicemente perchè gli manca il necessario “tempo sulle gambe” e i migliori allenamenti al mondo non possono colmare questo gap.
Per questo motivo sconsiglio sempre ai runner di andare a cercare le tabelle seguite dei campioni; certo lo si può fare per soddisfare la propria curiosità, ma non per cercare di seguire gli stessi allenamenti, una scelta simile porterà solo a infortunarsi.
Perchè, e questa è una cosa che in pochi ancora hanno compreso, non è la tabella che fa il campione, ma è il campione che è tanto forte e resiliente da potersi permettere di seguire una data tabella.
Correre per vincere è dunque quella fase in cui la corsa ha sempre fatto parte della vita del corridore, dove l’abilità di correre è stata coltivata e sviluppata tanto come una necessità che come una passione, per diventare infine un lavoro.
A questo punto, la vita del runner ruota completamente attorno alla corsa ed egli si è dimostrato disponibile ad affrontare i sacrifici richiesti per realizzare i suoi obiettivi, sacrifici che spesso includono una vita lontano dalla famiglia e dagli affetti, allenamenti quotidiani anche doppi, un’incredibile forza mentale e attitudine interamente volte al risultato. Tutti questi aspetti rendono un runner un perfetto candidato per essere CPV.
Crescere all’interno della propria fase
Per terminare questa serie dedicata alla Running Mastery, ho deciso di dedicare qualche riga ad alcuni consigli volti a migliorare l’esperienza dei runner all’interno delle varie fasi.
La prima cosa da fare è individuare in quale fase ci si trova e soprattutto essere onesti nel farlo. Classificarsi nella fase sbagliata, infatti, potrebbe invalidare tutti gli sforzi fatti per migliorare e portarci presto a infortuni e frustrazioni.
Poi, oltre chiaramente a seguire il giusto percorso di allenamento e crescita, è molto importante non avere fretta. Ci tengo a specificarlo poichè ciò che osservo in molti runner oggigiorno è proprio la fretta.
La fretta di correre la prima gara, la fretta di eguagliare o superare il compagno di squadra, la fretta di perdere quei chili di troppo, la fretta di battere il proprio personal best. E tutto questo, lasciatemelo dire, non ha alcun senso.

Ogni processo richiede i suoi tempi e la corsa non fa eccezione. Se per molti anni abbiamo tralasciato la cura e la manutenzione del nostro corpo, se abbiamo perso la nostra mobilità, se i nostri piedi sono deboli, se non abbiamo mai lavorato sulla costruzione del motore aerobico, tra i tanti aspetti fondamentali, è chiaro che ci dovremo prima di tutto allenare per correre (APC).
Solo dopo aver soddisfatto questa fase allora potremmo iniziare a correre per allenarci (CPA).Quanto tempo ci vorrà prima di correre per allenarsi non possiamo saperlo, in quanto ogni essere umano è differente, ha un suo passato e una sua storia.
Ed è proprio per questo che all’interno dei programmi di Correre Naturale lavoriamo su esercizi e protocolli specifici in grado di valutare la funzionalità del loro corpo, le aree da migliorare e le maggiori problematiche che stanno non solo limitando le performance e portando a continui infortuni, ma che, soprattutto, privano il corridore della possibilità di godersi appieno ogni sua corsa.
Aspetti come la mobilità articolare delle principali articolazioni coinvolte nel gesto della corsa, della forza funzionale necessaria dei principali distretti muscolari per correre, la struttura e la forza dei piedi, la costruzione del proprio motore aerobico, il saper respirare e tantissime altre caratteristiche e abilità che spesso vengono sottovalutate dalla maggior parte dei corridori.
Quello che voglio farvi capire è che dobbiamo stare sempre attenti a seguire il nostro percorso e a rispettare i tempi del nostro corpo. Non c’è nulla di peggio in un’attività come la corsa che guardare gli altri corridori e usarli come metro di paragone. Innanzitutto spesso non sappiamo nulla delle loro storie personali, in secondo luogo denota una mancanza di attenzione verso il nostro stesso corpo, la nostra salute e il nostro benessere. Per cui, in qualunque fase della Running Mastery vi troviate, abbracciatela, godetevela e non abbiate fretta di passare alla successiva.