Nel mondo del running, tendiamo a focalizzarci sempre e solo sugli adulti, su noi stessi. Anche la stragrande maggioranza della letteratura relativa alla corsa si riferisce solo agli adulti. E sempre a noi “grandi” ci riferiamo quando parliamo di tecnica di corsa, ignorando completamente il mondo dei bambini.
Eppure, quanti di noi da piccoli correvano in giardino, in spiaggia, al parco? Riuscivamo a correre e giocare per ore ed ore, spesso addirittura scalzi, senza mai provare alcun tipo di dolore!
Guardate un bambino di tre, quattro o cinque anni mentre corre. Osservatelo. Osservate la sua postura così eretta. Osservate come appoggia il piede leggero, senza mai impattare violentemente col tallone. Osservate la sua cadenza rapida, come si muove lieve, quasi sembrasse spinto dal vento.
Quanto di più lontano ci sia rispetto al moderno corridore che incontriamo in un qualunque parco cittadino. Provate ad osservare voi stessi, se non mi credete.
Eppure nel giro di pochi anni, i bambini dimenticano questa forma di corsa così naturale e si trasformano pian piano, inesorabilmente, in adulti che provano fatica e dolore, che si infortunano correndo.
Perché accade questo? Cosa succede ai bambini?
Vediamo assieme i quattro maggiori fattori che mettono a rischio l’abilità innata dei bambini di correre correttamente, secondo il punto di vista di alcuni studiosi.
1. La Scelta della Scarpa
Scarpa ammortizzata sì o scarpa ammortizzata no?
Se, come genitori, avete avuto modo di confrontarvi con medici o specialisti, avrete già appurato come l’istituzione medica tenda ad essere molto conservativa sulla questa questione.
Un esempio per tutti, David Davidson, Dottore in Medicina Pediatrica e presidente della American Academy of Podiatric Sports Medicine (AAPSM), ha affermato: “I bambini non dovrebbero affatto correre indossando scarpe ‘minimaliste’, anzi, dovrebbero indossare scarpe da corsa di brand noti, che garantiscano un buon controllo del movimento, ammortizzazione, ecc.”.
Proviamo a porci in modo critico di fronte ad affermazioni come questa. È certamente comprensibile che molti medici siano cauti. Loro tendono a rapportarsi principalmente con bambini che sono affetti da patologie, e fornire al piede supporto e controllare l’impatto col terreno aiuta ad alleviare molti di questi problemi. Sembrerebbe quindi, seguendo questo principio, che tutti i piedi “in fase di sviluppo” possano trarre beneficio da un qualche tipo di supporto.
Ma, come corridori, consapevoli di come molti dei problemi a cui andiamo incontro, derivano proprio dalla debolezza del piede o da un impatto col terreno effettuato in modo improprio, dobbiamo porci delle domande.
Mettere ai piedi dei bambini scarpe che controllano il movimento del piede prima che questi dimostrino eventualmente di averne bisogno non vi sembra paragonabile al prescrivere occhiali correttivi per tutti i bambini che iniziano a leggere? È possibile che le scarpe “sovradimensionate” e “sovrastrutturate” che siamo abituati ad usare, contraddicano il mandato medico: “prima di ogni altra cosa, non nuocere”?
Michael Yessis, Ph.D., Professore di Biomeccanica e Kinesiologia e autore di Explosive Running, sostiene infatti proprio questa tesi, e arriva ad affermare che le scarpe “motion-control” possano “cambiare il modo in cui corri, impedendo al piede di funzionare normalmente”. Yessis sostiene che queste scarpe “non fanno quello che per cui sono state progettate, anzi, c’è il rischio che portino a un aumento della probabilità di infortuni.”
Paul Langer, Dottore in Medicina Pediatrica, presidente della AAPSM’s Shoe Committee, menziona tre studi effettuati tra il 1985 e il 2008 sui bambini che muovono i loro primi passi. Hanno confrontato bambini che imparavano a camminare scalzi con altri che calzavano scarpe, e tra questi, quelli in “sneakers” e quelli che indossavano scarpe meno “strutturate”.
“Questi studi” afferma Langer, “dimostrano come i nostri piedi siano organi sensoriali che ci aiutano a interagire con l’ambiente e a sviluppare schemi motori corretti. I risultati ottenuti suggeriscono che le scarpe possono interferire con questo sviluppo. Equilibrio, centratura, lunghezza e frequenza della falcata sono tutti aspetti che sono influenzati dalla nostra abilità di percepire la superficie su cui stiamo atterrando. Chiaramente, più “strati” poniamo tra il piede e il suolo, minore sarà la percezione che abbiamo della superficie di atterraggio.”
Le migliaia di ragazzini che nell’Africa dell’est corrono scalzi per chilometri per andare a scuola sono, inoltre, la più evidente delle argomentazioni contro l’idea che le scarpe siano necessarie per prevenire gli infortuni. Inoltre, la forma di corsa che essi sviluppano parla da sola. Sono, semplicemente, perfetti.
Possiamo e dobbiamo quindi, come genitori, fratelli, zii, fare qualsiasi cosa in nostro potere per aiutare i nostri figli a crescere più “keniani” di quanto abbiamo fatto noi?
Osservate i vostri figli, fratelli, nipoti più piccoli e vi stupirete di come anch’essi sviluppano una forma di corsa perfetta fino ad una certa età. L’analisi svolta in Russia negli anni ’80 da Nicholas Romanov, Ph.D e Professore di Educazione Fisica e Sport, che ha osservato diverse migliaia di bambini nelle scuole, lo conferma.
I bambini, salvo rare eccezioni, hanno una innata abilità di correre in modo naturale, mantenendo una cadenza elevata, atterrando perfettamente al di sotto del loro baricentro e sulla parte centrale del piede. Tutto questo fino ai 5-6 anni di età.
APPROFONDIMENTI
Per approfondire il tema della calzatura nella corsa, leggi:
– “La migliore scarpa da corsa” –
2. La Scuola e l’inizio della Sedentarietà
Qual è il maggiore cambiamento che avviene nella vita di un bambino, proprio a 5-6 anni? L’inizio della scuola!
È proprio in questa età che i bambini passano dalla scuola materna, dall’infanzia spensierata, in cui la loro giornata era costituita principalmente dal gioco, all’ingresso ufficiale nel mondo dei “grandi”, con l’inizio delle elementari.
Le ore che essi trascorrono seduti ogni giorno, iniziano ad aumentare sempre più con il passare degli anni, mentre il tempo dedicato al movimento, al gioco, alla corsa, diminuisce drasticamente di conseguenza.
Anche per quei ragazzi che compensano questa aumentata sedentarietà iniziando a praticare qualche tipo di attività fisica organizzata, come andare a calcio, pallavolo o basket un paio di volte la settimana, non si può certo pensare che questo sia sufficiente.
Facciamo un semplice ed approssimativo calcolo settimanale relativo a quante ore, in media, un giovane di scuola secondaria di I grado è costretto a stare fermo. Prendiamo in considerazione ad esempio gli impegni di un/a alunno/a di 10 anni dal lunedì al venerdì e suddividiamoli tra attività fondamentalmente sedentarie e attività che prevedano del movimento. Il bisogno primario del sonno può variare in età evolutiva da 8 a 10 ore per notte, la frequenza a scuola è di 30 ore settimanali in media. I valori che devono far riflettere sono quelli relativi al tempo sedentario in cui si è seduti o comunque fermi. Le ore per lo studio tendono ad essere mano a mano sempre maggiori, così come quelle del cosiddetto “tempo del video” – cellulare, computer, TV, giochi elettronici.
Alla fine, il tempo dedicato al movimento arriva, e solo nella migliore delle ipotesi, ad appena 5 ore settimanali.
In questo modo è molto probabile che il bambino sviluppi malsane abitudini alla sedentarietà che lo condizioneranno per la vita e che veda quindi ridotte le proprie abilità motorie, prima tra tutte quelle della corsa, che non pratica più nella quotidianità.
Non a caso lo stile di corsa più tipicamente diffuso nella nostra società moderna è quello “seduto“, con il bacino all’indietro e una postura scorretta: del resto, sedersi è l’attività che sappiamo fare meglio al mondo, l’attività che insegniamo ai nostri figli a compiere per la maggior parte delle loro giornate.
APPROFONDIMENTI
Per approfondire il tema dei pericoli legati alla sedentarietà, leggi:
– “Alzati: la tua sedia ti sta uccidendo!” –
3. L’Esposizione a scorretti Esempi Motori
In generale, l’educazione che forniamo ai bambini si basa soprattutto sulla nostra esperienza, sulle nostre abitudini, sulle nostre conoscenze. Allo stesso modo, nell’ambito della corsa e più in generale del movimento, tendiamo ad educare i bambini secondo le nostre individuali preferenze su cosa riteniamo sia una “corretta” tecnica. Questa è una grande responsabilità.
Quando i bambini iniziano a pensare alla loro corsa, essi basano la loro tecnica sulle immagini di coloro che li circondano, che non sempre includono i migliori corridori al mondo. “I top runner, sfortunatamente, non sono sotto i nostri occhi, perché tendiamo a considerarli come casi eccezionali dotati di abilità al di fuori dalla nostra portata”, afferma Romanov.
Anche Yessis, è completamente d’accordo sul fatto che il metodo educativo riguardante la corsa sia da biasimare, lamentando che “Nessuno insegna come correre”.
Andate, ad esempio, ai primi allenamenti di basket di vostro figlio o di vostra nipote. Il 90% del tempo sarà sicuramente speso per insegnare le tecniche per muoversi, girarsi, maneggiare la palla. A questo punto il punto di vista di Romanov e Yessis vi sarà chiaro.
Perché nessuno insegna la tecnica migliore e più efficiente per correre, soprattutto nell’età dello sviluppo e della formazione?
Ovviamente, tornando a considerare i ragazzini africani scalzi di cui parlavamo in precedenza, tale educazione è necessaria solo per coloro che hanno già sviluppato “cattive abitudini”, dovute allo stile di vita errato (vedi punto 2).
APPROFONDIMENTI
Per comprendere le principali problematiche legate alla corsa, leggi:
– “I 4 principali Errori nella Corsa” –
4. La Corsa come Punizione
Torniamo per un attimo all’allenamento di basket del nipotino. I ragazzini si sa, fanno confusione, e talvolta vanno ripresi. E proprio per questo motivo spesso accade qualcosa che è estremamente significativo nel formare lo stile di corsa di un giovane atleta: l’allenatore usa la corsa come punizione.
Molti esperti, incluso Ron Usher, coach e insegnante di Educazione Fisica con master in Kinesiologia, affermano che far fare molta corsa lenta, sia come punizione che come condizionamento per altri sport, contribuisce allo sviluppo di una forma di corsa scorretta e insegna ai bambini ad odiare la corsa. Inoltre, quando viene loro richiesto di essere veloci, essi sono spesso spinti a correre troppo duramente, facendoli quindi irrigidire, agitare e strafare, andando ben oltre ciò che possono raggiungere con la loro naturale, fluida falcata, propria della giovinezza.
La corsa deve essere invece sempre essere percepita come espressione di libertà, rimanendo all’interno del “gioco”.
Come accennato nel punto 2, l’attività fisica organizzata, ossia una di quelle attività di educazione motoria, fisica e sportiva programmate e condotte da professionisti, da sola non è abbastanza. I principali studi internazionali sulla fisiologia dell’esercizio in età evolutiva evidenziano che il giovane, al fine di contrastare la sedentarietà e la riduzione del livello delle capacità e abilità motorie, deve effettuare attività fisica per alcune ore ogni giorno, anche in modo “non organizzato”.
I movimenti non organizzati non seguono particolari linee guida esecutive e indicazioni metodologiche, sono completamente liberi e comprendono tutti gli schemi motori di base dell’essere umano, come strisciare, camminare, saltare, lanciare, afferrare, prendere, arrampicarsi, rotolarsi e, ovviamente, correre!
Possono farne parte i giochi popolari – quelli praticati per lo più per strada e nei cortili dalle generazioni che ora sono adulte e che i giovani di oggi non conoscono quasi più – o la pratica sportiva occasionale, come giocare a calcetto nel cortile dell’oratorio!
Ormai è sempre più difficile che i ragazzi riescano a praticare tali attività, soprattutto nei grandi centri urbani.
Eppure sono proprio questi “giochi” che consentono al ragazzo di mantenere e sviluppare schemi motori corretti.
APPROFONDIMENTI
Per comprendere meglio quanto il movimento sia fondamentale nella corsa:
– “Imparare a muoversi per imparare a correre” –
Conclusioni e consigli per i genitori
Torniamo quindi al nostro quesito iniziale: perché crescendo i bambini dimenticano la forma corretta di corsa naturale e si trasformano pian piano in adulti che provano fatica e dolore nel correre?
Abbiamo capito che questo è determinato da una grande varietà di fattori: l’utilizzo di scarpe ammortizzate fin dalla tenera età, l’aumento della sedentarietà coincidente con l’inizio della scuola, l’emulazione di forme motorie errate, l’educazione errata alla corsa, sia nella tecnica, che nella percezione (quasi punitiva) che nell’esasperazione al di là delle capacità del ragazzino.
Voi genitori, ma anche fratelli, zii o nonni, avete il dovere di aiutare i vostri bambini a crescere senza perdere la loro naturale abilità motoria, per far sì che essi possano godere del piacere e del beneficio della corsa per il resto della loro vita.
Per far questo, noi di Correre Naturale vogliamo darvi alcuni preziosi accorgimenti:
- Incoraggiate i bambini ad andare scalzi il più spesso possibile: in casa, in giardino, al parco, sulla spiaggia.
- Permettete ai vostri bambini di correre, incoraggiateli a farlo spesso e liberamente, nel modo che preferiscono.
- Incoraggiateli a partecipare a una grande varietà di attività fisiche che allenano e costruiscono forza e flessibilità.
- Aiutate i bambini a rimanere all’interno di un range di peso e di massa grassa appropriata, attraverso una corretta alimentazione e attività fisica.
- Stimolateli a ricercare una buona tecnica di corsa e esponete i bambini alla presenza di corridori eccellenti, efficienti.
Anche in questo, noi di Correre Naturale possiamo sicuramente esservi d’aiuto.
Vuoi partecipare ad uno dei nostri prossimi eventi per approfondire queste altre tematiche fondamentali della corsa? Ti aspettiamo!
Comments
Brava Paola,
davvero molto interessante. Non ci avevo mai riflettuto a fondo, ma ripensando alla mia infanzia ed alla evoluzione della mia corsa fino ad oggi che ho 47 anni (evoluzione per altro costellata di infortuni ) ho trovato nel tuo articolo perecchi riscontri su coem il mio modo di correre è cambiato (in peggio) e direi che tutti i fatturi che hai enunciato hanno inciso in maniera piuttosto importante sul peggioramento del mio modo di correre.
Grazie mille.
Luca Merlini
Grazie di cuore a te, Luca, mi fa davvero molto piacere sapere di aver stimolato una riflessione in tal senso. Si tende a dare troppo per scontato il fatto che è normale avere “dolorini” durante la corsa, anzi, è diventato normale persino infortunarsi! Ci dimentichiamo che per tutti noi c’è stato un tempo in cui potevamo correre per ore ed ore senza problemi! Oltre a riacquisire questa abilità, ritengo sia davvero fondamentale sensibilizzare a questo tema chi è responsabile dei bambini di oggi, perché temo che in questa società, essi rischino ancor più di noi di perdere le loro abilità motorie di base.
Complimenti Paola, bell’articolo, che mi da conferme, avvalora ed esprime in modo autorevole, molte delle sensazioni, riflessioni ed esperienze che ho avuto nel corso della mia carriera studentesca, professionale e sportiva (diploma Isef, preparatore atletico, venditore di calzature sportive e da bambino, runner e triatleta).
Sportivi Saluti
Fabio Cestaro
Buon Giorno articolo molto bello e raro purtroppo io frequento le podistiche locali e ne vedo di ogni, mi sono dovuto arrangiare per quello che riguarda la scarpa, come dicevo in altre risposte al dire degli ortopedici io non dovevo più correre, continuavano a farmi indossare scarpe protettive addirittura con plantari aggiuntivi che mi portavano ad accentuare il mio difetto, dopo pochi km la scarpa si deformava dalla parte dove io impattavo di più e di conseguenza correvo che sembrava avessi delle malformazioni, ho risolto il problema dopo anni e anni correndo quasi scalzo con quelle scarpe con le dita per non fare nomi, dovete vedere le perplessità alle podistiche dove mi prendono in giro dicendomi che mi rovino la schiena perché non uso scarpe protettive.
Io cerco di spigare che bisogna correggere la corsa e che non sono le scarpe che devono ammortizzare, ma niente da fare, certo necessito ancora di imparare la giusta tecnica di corsa per ora ho fatto da solo ma ora che ho conosciuto i ragazzi di correrenaturale non li mollo più grazie di esistere.
Ciao Marcello grazie per i complimenti, purtroppo al giorno d’oggi si da troppa importanza alla scarpa e meno alla tecnica e al gesto motorio. Il nostro consiglio per tutte le persone che ci leggono invece è proprio quello di iniziare dal correggere la tecnica di corsa, poi una volta che si è in grado di padroneggiarla si può cercare la scarpa che ci consenta a seconda della situazione di ottenere la migliore resa possibile. 😉